Li chiamano onorevoli… Barbareschi docet

Amici, mancano poco più di 40 giorni alle elezioni politiche italiane e 24 ore su 24 non sentiamo parlare d’altro che di questo. Leader di tutti gli schieramenti occupano tutti gli spazi televisivi disponibili, in Tg e programmi d’informazione d’ogni genere e caratura, le radio sono altrettanto affollate, i giornali diventano più “fidelizzati” di quanto non lo siano in altri momenti dell’anno e i loro omologhi sul web compiono lo stesso lavoro.

Da destra, da sinistra, dal centro, dall’alto, dal basso, ormai da tutte le “direzioni” possibili immaginabili, tutti ci chiedono il sacro voto, senza però esporre programmi, intavolare temi, proporre prospettive verosimili (considerando la condizione in cui versimo oggi, frutto della politica di ieri). Tutto si riduce ad un gioco di numeri e basta, nient’altro, solo i numeri…

E’ sempre stato così, ma oggi il fenomeno si acuisce visibilmente. Una volta, almeno, i candidati sapevano prenderti per il culo ponendosi in un modo rispettoso, dunque con una dialettica forbita e aderente agli argomenti discussi, un aspetto sobrio e convincente tale da permettere l’immedesimazione dell’elettore e il consequenziale consenso. Ma soprattutto un’educazione che, seppur per fini personali, veniva resa ad ogni costo allo scopo di rimarcare la propria credibilità. Oggi, persino aspetti (umani) come questi sono venuti meno.

Di seguito, il video racconta con estremo realismo “a cosa ci siamo ridotti”:    

Li chiamano onorevoli… 

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