Inquinamento ambientale: danni fatali per le nuove generazioni …l’apice nel 2064!

Amici, ho postato questo servizio, che mi vede raccontare per Sky Tg24 il disastro dell’emergenza rifiuti in Campania nel 2010, per denunciare non con le parole, ma attraverso le immagini una situazione rimasta inalterata (forse addirittura peggiorata) da allora…  

Oggi, ritroviamo quanto segue: “Quanto l’inquinamento si sia trasferito nel terreno, quanto dal terreno ai prodotti alimentari, quanto dai prodotti alimentari all’uomo non è dato sapere con esattezza”. E’ quanto emerge dalle 772 pagine di relazione sulla Campania scritte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Un’inchiesta che semina panico tra i confini regionali ed oltre…

Parliamo di danni incalcolabili all’ambiente dei quali a farne le spesa saranno le future generazioni, noi. Un danno ambientale destinato a produrre i suoi effetti in forma amplificata e progressiva nei prossimi anni con un picco che si raggiungerà, secondo quanto riferito alla Commissione, fra 50 anni.

All’interno di queste pagine c’è la descrizione di una tragedia che non ha ancora fatto esplodere i suoi effetti mortali. Per sottoporlo all’opinione pubblica, la Commissione riporta un brano dell’audizione del 10 ottobre 2010 del sostituto procuratore presso la Dda di Napoli, Alessandro Milita: “Un caso paradigmatico per coprire quasi la totalità degli illeciti o, utilizzando una categoria più consona al caso di specie, delle nefandezze che sono state fatte in materia di rifiuti”.

Il caso è quello dell’avvelenamento delle falde acquifere di Giugliano e delle zone limitrofe, causa dello smaltimento dalla seconda metà degli anni Ottanta fino al 2004 di 30.700 tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dalla bonifica dall’Acna di Cengio (Savona). Quelle falde servono diversi pozzi, non tutti autorizzati e variamente dislocati sul territorio, utilizzati per l’alimentazione bovina e umana.

“La questione è tanto rilevante – continua Milita – perché vede un accertato avvelenamento delle falde con, dato più preoccupante, un culmine di contaminazione, pur attualmente presente, che raggiungerebbe l’apice nel 2064. Uno di quei casi, dunque, per i quali una condotta permanente prevede un aggravamento nel corso del tempo. Perciò, facendo un parallelismo tra organismo umano e ambiente, può essere soltanto paragonata all’infezione da Aids. La catastrofe ambientale in atto costituisce ormai un fenomeno di portata storica, paragonabile soltanto ai fenomeni di diffusione della peste seicentesca. Il paragone non sembri azzardato, in considerazione del fatto che anche per i rifiuti a Napoli emergono, sia pure con connotazioni moderne, le figure degli untori che popolavano le tragedie cui si è fatto riferimento”:

Parole di un esperto queste, che fanno tremare i polsi, e non solo…

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