Precariato, ce lo sbattono in vetrina!

 

Ragazzi, date uno sguardo a quest’avvenente e simpatica signorina che ci sorride in vetrina mentre chiacchiera allegra al telefono. Un’immagine che in teoria rivela un’innovazione (nel campo pubblicitario), che ci incanala verso una prospettiva di progresso e che riporta, iconograficamente, a un’idea di miglioramento…

…Eppure io ci vedo qualcosa di più al di là della vetrina. Dietro quel sorriso si cela qualcosa di anacronistico, di regressivo, di preoccupante… che si riferisce alla nostra generazione…

Ragazzi laureati, magari col massimo dei voti e in tempi brevissimi, con master alle spalle,  lingue apprese nel corso di brevi o lunghe permanenze all’estero, lavori di tutti i tipi per “arrotondare”, sacrifici, week end investiti nella propria preparazione o formazione, mesi o anni di lavoro sottopagati o non pagati, e poi tanto, tanto stress accumulato nel tempo, che stenta a dare i suoi frutti…

Credo che quest’immagine racconti con estrema nitidezza ed eloquenza la piaga del precariato giovanile, che lo renda decisamente “visibile”.  L’icona della signorina in vetrina rappresenta al meglio la tenacia, il coraggio, l’umiltà, l’entusiasmo, la forza, la versatilità dei giovani di questa generazione. Altro che “bamboccioni” o “schizzinosi”, come noti satrapi (figli d’una generazione assai più morbida)  l’hanno definiti! E allora tanto d’encomio all’autodeterminazione manifesta di questo tempo, promossa da tutti quelli che non mollano, che non si deprimono di fronte alle critiche cifre divulgate dagli istituti di statistica… 

A proposito di numeri, se dovessimo dar loro totale credito sprofonderemo in una spirale depressiva senza ritorno. Proviamo ad affacciarci a queste cifre…

Oggi, il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 36,5%, un livello record nella storia d’Italia. A comunicarlo è l’Istat, aggiungendo che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età. A ottobre il numero dei disoccupati era di 2 milioni e 870 mila, il livello più alto dal quarto trimestre 1992. Rispetto all’anno scorso il livello è salito di quasi 6 punti percentuali. Parlando di occupazione invece riscontriamo che il tasso ad essa riferito si è attestato al 56,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale, invariato rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 870 mila, è aumentato del 3,3% rispetto a settembre (+93 mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Esistono poi altri numeri rilevatori dell’ostica  condizione vissuta dal nostro Paese. Sono quelli relativi ai cosiddetti “parti time involontari”: gente che lavora part time non per scelta, bensì perché non riescono a trovare null’altro. Sempre secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, in Italia nel terzo trimestre si sono contati 3 milioni 847 mila lavoratori part time: il livello più alto dal terzo trimestre 1993, in base a confronti tendenziali. Di questi oltre la metà (il 58%) è fatto da part time involontario, ovvero da lavori accettati in mancanza di un impiego a tempo pieno.

Alla luce di ciò, meglio non prenderne coscienza e guardare avanti, sempre di più, senza voltarsi mai indietro.

…Ce lo sbattono in vetrina, ma noi non molliamo…

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