Articolo 21 dell’”Agenda Monti”: questa volta non parliamo di libertà

Amici di Obiettivo Giovani,

quest’anno Babbo Natale è stato davvero generoso con i regali. Infatti, non si è accontentato di farci trovare sotto l’albero nuove dimissioni da parte del Governo tecnico in carica, condite da una consequenziale abbondantissima iniezione d’incertezza per un futuro imminente, d’ansia per quelle che saranno le nostre sorti, di paura nei confronti dei candidati alle prestigiosissime poltrone, di depressione per l’andamento economico di ogni singolo. Anzi, ci ha aggiunto  30 punti “nuovi di zecca” che si promettono di promuovere un’inversione di tendenza, dal titolo: “Agenda Monti”.

Prima di commentarli, leggiamoli tutti con attenzione…

1. L’Italia deve impegnarsi per la creazione di un’Europa più comunitaria, meno intergovernativa, più unita e non a più velocità.

2. Mercato europeo interno più integrato e dinamico, maggiore solidarietà finanziaria tra gli stati membri con condivisione del rischio.

3. L’Italia deve confermare il proprio impegno nel rispettare le regole di disciplina sulla finanza pubblica.

4. La politica estera deve continuare nella direzione segnata dal governo Monti, tesa non solo a Europa e Stati Uniti, ma anche agli altri paesi del Mediterraneo, valorizzando “la rete di italiani nel mondo”.

5. Il debito pubblico al 120 per cento del PIL (Prodotto interno lordo) non permette di creare nuovi debiti per poter crescere. La crescita si costruisce su finanze pubbliche sane.

6. Mantenere il pareggio di bilancio strutturale, ridurre il debito pubblico fino al 60 per cento del PIL dal 2015, dimissione e valorizzazione del patrimonio pubblico per ridurre debito.

7. I sacrifici fatti hanno portato a un avanzo primario che può portare alla riduzione del debito, e quindi a una riduzione delle tasse.

8. La prossima legislatura dovrà impegnarsi a ridurre il prelievo fiscale complessivo, partendo da lavoro e impresa. Saranno necessari meccanismi di misurazione della ricchezza più affidabili e oggettivi, senza causare fughe di capitali.

9. Con la “spending review” sono stati risparmiati 12 miliardi di euro, e se ne risparmieranno altri nel 2013 con l’entrata in vigore di altre misure. Serve un approccio sistematico e continuativo per ridurre gli sprechi e la spesa corrente, tagliando il superfluo. La “spending review” deve diventare strumento ordinario, e non più straordinario.

10. Nei primi 100 giorni del governo occorrerà identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta per snellire la pubblica amministrazione, per avere anche più trasparenza.

11. Rimuovere ostacoli per le liberalizzazioni nei beni e nei servizi, dare più concorrenza e vigilanza sulla stessa.

12. Incentivare gli investimenti delle imprese in ricerca e innovazione, con nuovi sistemi di finanziamento e di accesso al credito.

13. Serve un “Fondo per le ristrutturazioni industriali” che incentivi l’arrivo di capitali privati.

14. Intervenire sul commercio estero, semplificarne le regole per favorire le esportazioni delle aziende italiane.

15. Istruzione, università e ricerca sono fondamentali per il futuro economico e lavorativo dell’Italia: motivare gli insegnanti, nuovi modelli organizzativi nel segno dell’autonomia e della responsabilità. Premi economici per insegnanti e dirigenti meritevoli.

16. Mantenere gli impegni presi con l’approvazione dell’Agenda digitale, per la modernizzazione dei sistemi, della pubblica amministrazione e per creare nuove imprese.

17. Regole chiare e ragionevoli per incentivare l’economia verde, con sanzioni intransigenti per chi viola le norme sulla protezione dell’ambiente.

18. Dare migliore accesso al credito agrario specializzato, favorire l’export dei prodotti agricoli italiani e politiche coerenti per limitare il consumo di superficie agricola.

19. Valorizzare il patrimonio storico-artistico, creando anche intese con fondazioni di origine non bancaria e con nuovi accordi tra pubblico e privato, per avere più finanziamenti.

20. Mantenere e puntare sulle riforme del lavoro e delle pensioni fatte nell’ultimo anno di governo: “non si può fare marcia indietro”.

21. Rilanciare un piano di occupazione giovanile e incentivi a sostegno della formazione e dell’inserimento nel mercato del lavoro.

22. Detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile per favorire l’occupazione delle donne, e ridurre la differenza di genere in ambito lavorativo.

23. Rendere lo stato sociale (welfare) più razionale e aperto all’innovazione, tagliando sugli sprechi. In ambito sanitario lo si può fare puntando anche sul potenziamento dell’assistenza docimiliare e con misure per rendere più semplice e trasparente l’accesso alle prestazioni agevolate.

24. Favorire il mantenimento di una società aperta in cui tutte le posizioni siano contendibili e non acquisite per sempre. Merito e produttività devono essere gli elementi essenziali per la valutazione del lavoro, specialmente in ambito pubblico.

25. Riformare lo Stato, creando per esempio un federalismo responsabile e solidale “che non scada nel particolarismo e nel folclore”.

26. Riconciliare la politica con i cittadini partendo da una riduzione dei contributi pubblici, anche indiretti, ai partiti e ai gruppi parlamentari e dei rimborsi elettorali. Tracciabilità dei bilanci dei partiti.

27. Lotta costante all’evasione fiscale, identificando le grandi aree di illegalità.

28. Norme severe in tema di anticorruzione, antiriciclaggio e autoriciclaggio: bisogna rivedere la riduzione dei tempi di prescrizione per questi reati.

29. Serve una nuova e coerente disciplina del falso in bilancio, così come servono leggi chiare e coerenti sulla prevenzione del conflitto di interesse.

30. La lotta alla criminalità organizzata deve continuare senza esitazione, anche grazie a procedure di appalto più trasparenti e di sequestro dei beni più rapide ed efficaci. Il recente provvedimento sull’incandidabilità muove in questo senso.

Dunque, tanto per cominciare quello che risalta subito agli occhi è l’articolo 21. Articolo 21… Vi fa pensare a qualcosa? Ma certo! Ironia della sorte, ci rimanda a concetti quali la libertà d’espressione del libero pensiero eccetera eccetera… Solo che, ahimé, qui di libertà ce n’è davvero poca. Vabbé, a parte l’ironia del  riferimento culturale, su 30 questioni intavolate, soltanto una sviluppata per altro in maniera tristemente superficiale è dedicata a noi!

“Rilanciare un piano di occupazione giovanile e incentivi a sostegno della formazione e dell’inserimento nel mercato del lavoro”… Ma in che modo? Dove sono i progetti attraverso i quali concretizzare questo punto? Quando si inizia? Siete pronti o no?

I giovani hanno diritto ad un piano teso a migliorare (se non attuare!) il loro inserimento nel mondo del lavoro, partendo dall’università fino ad arrivare a un contratto che permetta loro di vivere  dignitosamente, passando per un tirocinio produttivo.

Leggendo questi punti avverto una grottesca demagogia anni ’60 che trasmette meno credibilità della celebrazione della messa da parte di un prete fidanzato, per intenderci. Tanti riferimenti a come risollevare l’immagine e la struttura dell’Italia a livello europeo espressi in puro e per certi versi incomprensibile politichese a dispetto di zero argomentazioni su come risollevare, nei fatti, la condizione disastrata della nostra economia e occupazione. Abbiamo bisogno di spendere di meno, guadagnare di più, rilanciare l’occupazione giovanile…

Al di là di quanto scritto, una domanda mi sorge spontanea: Se restano da fare così tante cose, da quanto leggiamo bisogna praticamente ripensare all’intero sistema Italia, chi ci ha governato fino a questo momento, di cosa si è occupato?

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